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ARTE

All'interno della Chiesa di San Pietro

sono presenti importanti affreschi medievali

che vanno dal secolo XIII al secolo XVII,

attribuiti a diversi artisti tra cui Hans Clemer.

Incoronazione della Vergine

L'ABSIDE SINISTRA

Gli affreschi visibili all'interno della chiesa vanno dal secolo XV al XVII. 

La decorazione dell’abside sinistra è attribuita da  Giovanna Galante Garrone e altri ad Hans Clemer (1480 – 1512) o alla sua scuola.

Nella conca è rappresentata l'Incoronazione della Vergine, col Padre eterno a sinistra, Gesù Cristo a destra e la colomba dello Spirito Santo al centro. Vi erano poi ai lati quattro Santi, oggi scarsamente decifrabili; al centro in basso vi è un "memento mori" ottocentesco.

In alto, sull'arco trionfale, vi è un'Annunciazione: a destra vi è la Vergine inginocchiata, nella camera da letto arredata con un piccolo mobile biblioteca ed un grande camino rinascimentale. Maria indossa un ampio mantello che si allarga alla base; le mani tengono un libro aperto. Sulla testa si snoda un cartiglio che riportava le prime parole dell'Ave Maria. A sinistra l'Angelo è quasi del tutto illeggibile.

La scena è rappresentata in un'ambientazione prospettica di tipo prettamente rinascimentale.

Lo stato di conservazione lascia aperte varie ipotesi sull'esecuzione dell'opera: non si tratta infatti di una pura sinopia: oltre ai contorni delle figure sono presenti zone di colore. Può essersi trattato quindi di un opera eseguita -a secco-, nella quale nel corso del tempo gran parte del colore è andato perduto, bruciato dai successivi strati di calce che sono stati stesi per igienizzare l'ambiente. Oppure può essersi trattato di un disegno preparatorio ed esemplificativo, con qualche zona colorata, che non è stato poi portato a termine (l'epoca di esecuzione, dal 1490 al 1500, era il periodo in cui la chiesa cominciava ad essere soppiantata dalla nuova chiesa di San Michele). Sul pilastro tra l’absidiola sinistra e l’abside grande centrale vi è una figura molto rovinata da martellinatura (che serviva a far aderire gli strati successivi di calce). È probabile che rappresenti Santa Lucia (si intravede un piatto con gli occhi che vennero estirpati alla Martire). Mario Perotti attribuisce l'opera a Ludovico Jusiayne detto anche Dux Aymo, autore di importanti affreschi a Villafranca ed a Macello, oltre che probabilmente al castello della Manta.

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Annunciazione

L'ABSIDE CENTRALE

San Nicola, la Madonna con Bambino e san Giovanni Battista

L’abside centrale fu interessata negli anni 1981-82 da restauri e sondaggi che hanno evidenziato tracce di affreschi dei secoli XII o XIII.

Al centro di essa spicca un affresco con san Nicola, la Madonna con Bambino e san Giovanni Battista attribuiti da Attilio Bonino al pittore Giorgio Turcotto (1450 – 1543?). Di Turcotto è documentato, dagli archivi comunali di Cavallermaggiore, il possesso di case e terreni in città. L'unica opera firmata è il ciclo di affreschi nella chiesa di San Giovanni Battista di Sommariva Perno (datata 1467), chiesa che è stata abbattuta negli anni '60: gli affreschi sono stati strappati e si trovano attualmente negli archivi della Galleria Sabauda.

A  lato dell'abside centrale vi è un san Bernardo (con tonsura e pastorale) e san Sebastiano. Diversamente da come viene rappresentato di solito, quest'ultimo  si presenta sorridente, composto ed elegantemente vestito; a simbolo del suo martirio porta in mano una freccia. Questa soluzione iconografica rimanda chiaramente al fatto che l'autore fosse influenzato dalla scuola di corte Parigina. Sono stati fatti i nomi di Guillot de Nevers, operante a Pinerolo presso la casa di  d'Acaja verso il 1335, oppure, se l'opera è di epoca successiva, del pittore nordico Sprech o Sprechner attivo ad Alba nel 1450 presso la distrutta chiesa di San Francesco. Quasi sicuramente l'abside nei livelli inferiori di intonaco presentava altre pitture, non ancora rivelate da alcuni sporadici sondaggi.

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Crocifisso ligneo

IL CROCIFISSO LIGNEO

Sopra l’altare maggiore era posizionato un grande crocifisso ligneo che oggi si trova in fondo alla navata sinistra della chiesa di San Michele, la parrocchiale di Cavallermaggiore. Di grandi dimensioni (la croce misura 2,6 metri in altezza e 1,8 in larghezza), con Cristo a grandezza naturale.

"Uno dei più rimarchevoli crocefissi lignei della provincia di Cuneo" (Perotti). La figura dall'anatomia angolosa e scarna presenta la testa calva, probabilmente all'epoca coperta da una parrucca, la bocca aperta e il volto contratto dalla sofferenza, il realismo colpisce e induce immancabilmente a una reazione di commozione in chi guarda.

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La rappresentazione è anatomicamente molto precisa e corretta, il torace è ben delineato nei pettorali e nelle costole, la muscolatura del tronco efficacemente accennata, le gambe sono lunghe ed arcuate, evidenti il femore, la rotula e la tibia. I piedi sono sovrapposti ed attraversati da un solo chiodo. Fu Attilio Bonino a occuparsi della conservazione del reperto in tempi in cui pochi si sarebbero interessati a esso, e lo trasferì nella Sala del Consiglio comunale, da cui la soprintendente Gabrielli, nel 1954 lo fece trasferire in laboratorio per un restauro conservativo: quando tornò a Cavallermaggiore, la soprintendenza suggerì, per sicurezza,  di collocarlo nella chiesa di San Michele, che era il seguito "storico" della parrocchia di San Pietro.

Lo stesso Bonino data l'opera al XIII secolo, ma la datazione è discussa perché all'epoca i piedi del Cristo si usava rappresentarli separati.

L'opera necessita attualmente di nuovi urgenti interventi conservativi, soprattutto per fermare la corrosione dovuta ai tarli.

SAN PIETRO

Tra l’abside centrale e l’absidiola destra è rappresentato san Pietro, vivacemente presente all'occhio del visitatore per il manto di un giallo brillante. Il santo reca in  mano le chiavi ed un libro sul cui taglio superiore è stata di recente individuata la probabile firma: si legge chiaramente la parola "pinssit" (sic), ma quelle precedenti sono di difficile decifrazione. L'opera è stata danneggiata  da fori eseguiti nel secolo XlX per adattare una balaustra in legno, poi rimossa.

Dettaglio di San Pietro con il manto giallo brillante

Santa Petronilla, Cristo dolente e san Giovanni Battista

L'ABSIDE DI DESTRA

L’abside destra ha conservato più integralmente le decorazioni eseguite da autori diversi tra il XIV e il XV sec. Nel semicilindro, scorrendo da destra si possono vedere: san Cristoforo, san Giovanni Battista, Cristo dolente, santa Petronilla e una elegante Madonna con Bambino che presenta i tratti tipici dello stile di Giovanni Mazzucco e della scuola monregalese: la figura è infatti molto simile, per esempio, a quella raffigurata nella cappella del Bricchetto a Morozzo.

Da notare la cintura del bambino, annodata a formare un evidente "Nodo di Iside", figura simbolica antichissima molto presente nella cultura rinascimentale (cfr. la cintura della Maddalena nella ”Vergine con San Giovanni Battista e la Maddalena“ di Andrea Mantegna). 

 

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Nel catino si trova Cristo Pantocratore, nella mandorla iridescente. Diversamente dalla classica posa statica e ieratica, in questo caso la figura è dinamicamente ritratta nell'atto di consegnare le chiavi a San Pietro. 

Nell’arco  superiore una  crocifissione con ai piedi san Pietro e San Giovanni Evangelista. Tutte le pitture nell'abside sinistra presentano graffiture "d'epoca", lasciate probabilmente dagli eserciti di passaggio: vi sono stemmi e nodi Savoia, gigli di Francia e galli, stelle, nodi di salomone, animali vari, nomi di persona eccetera. Benché atti vandalici, presentano anch'essi un interesse storico...

Cristo Pantocratore

Da sinistra a destra: San Giovanni Evangelista, San Maurizio, San Nicola da Tolentino, San Giovanni Battista e Sant'Antonio Abate.

Crocefisso con il volto di bambino

LA PARETE LATO NORD

Lungo la parete lato nord, inframmezzate a lapidi e scritte mortuarie, si vedono:

Una Pietà molto  oscurata dalla sporcizia e dagli strati di calce, ma di grande qualità, in stile elegantemente gotico. Vi è poi una teoria di cinque santi:

San Giovanni Evangelista, che reca in mano una coppa da cui fuoriescono serpentelli verdi: la rappresentazione si riferisce ad un episodio leggendario della vita dell'Apostolo ( Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze): il santo venne costretto a bere una pozione avvelenata, ma riuscì a vanificare gli effetti venefici benedicendo il contenuto prima di ingerirlo.

San Maurizio, o altro santo della Legione Tebea: vestito da cavaliere, reca in mano la spada e lo stendardo. Alcuni hanno affermato trattarsi di un ritratto del Beato Umberto III di Savoia. Anche questo affresco è attribuito da Attilio Bonino a Giorgio Turcotto.

San Nicola da Tolentino.Santo Agostiniano, probabilmente la sua presenza è legata al Convento degli Agostiniani nella nostra città. I suoi attributi simbolici sono: il crocefisso, il libro, una forma bianca a stella o fiore sulla manica destra e le tre corone sovrapposte del triregno,  a sinistra del capo.

San Giovanni Battista, col cilicio e l'agnello

Sant'Antonio Abate, col bastone a forma di Tau, il campanello ed il focherello ai piedi.

Sopra quest'affresco si vede un'opera sei-settecentesca raffigurante la Madonna del Carmine, con San Pietro in abito papale, Sant'Antonio Abate e, forse, Santa Teresa.

È ipotizzabile che a commissionare l'immagine siano state le Carmelitane, presenti in paese all'epoca con un convento e l'annessa chiesa di Santa Teresa.

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Nell’angolo tra la parete nord e l’abside sinistra compare una figura curiosa: un crocefisso col volto di bambino e strane forme a tulipano che coprono in corpo. Si tratta in realtà della visione che San Francesco d’Assisi ha nel momento in cui riceve le stigmate, secondo il racconto di Tomaso da Celano e di Bonaventura da Bagnoregio: un Serafino con le ali ripiegate (le forme a tulipano) che appare nel cielo come immagine del Crocifisso. Da lui partono i raggi che trasmettono al Santo le stigmate (scena raffigurata  da Giotto, Gentile da Fabriano e molti altri). Questo significa che sulla sinistra in basso dell’immagine era raffigurato il santo, ora coperto dalle scritte funebri o forse purtroppo abraso.

LA PARETE LATO SUD

Sulla parete sud, accanto alla porta di ingresso, vi è una raffigurazione della Vergine con Bambino, San Francesco e san Carlo Borromeo.

Anche questo dipinto risale al secolo XVII o XVIII. Probabilmente anche in questo caso l’opera venne commissionata dai frati francescani presenti in città in un convento presso l’attuale via Bra.

Vergine con bambino, San Francesco e san Carlo Borromeo

LE SCRITTE FUNEBRI

Nell’ambito delle scritte funebri che ricordano gli inumati, accanto alla porta di ingresso ve n’è una che spicca per originalità: è raffigurato un serpente Ouroboros, il serpente alato che si morde la coda. Antico simbolo di origine egizia, ebbe ampia diffusione in tutte le tradizioni alchemiche, misteriche e magiche esoteriche.

 

Simbolo dell’ Uno-Tutto e dell’ eterno ritorno delle stesse cose, è un po’ fuori luogo in una chiesa cristiana, ma attesta comunque il fatto che la persona qui inumata fosse cultore di scienze più o meno occulte molto diffuse nella classe colta tra sette e ottocento.

Serpente Ouroboros

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