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LA CHIESA DI SAN PIETRO

È una delle  chiese più antiche di Cavallermaggiore. 

L’edificio era situato all’ esterno della cinta muraria medievale.

Sorge su un territorio donato nell' anno 969 d.C.  da Arduino il Glabro

ai monaci dell' Abbazia di Breme. 

La Chiesa di San Pietro risale al secolo X. È, insieme alla cappella campestre di San Vito, la più antica del territorio. Insieme alla Pieve di Santa Maria, è una delle due chiese battesimali antiche di Cavallermaggiore, benché fosse situata all'esterno delle mura che cingevano l’abitato. Nasce nel 969 d.C., quando Arduino III il Glabro, Marchese di Susa e Conte di Torino e di Auriate (930-976) donò in memoria della madre alcuni fondi agricoli situati in Caballaria ai monaci Benedettini , che in seguito alla distruzione del monastero della Novalesa da parte dei Saraceni si erano trasferiti  a Breme in Lomellina.

La donazione del Marchese di Susa venne in seguito confermata dagli imperatori Corrado I detto il Salico, (990-1039), Arrigo III detto il Nero, 1017–1056), Arrigo IV (1050–1106) e Ottone IV ( 1175–1218), nonché dai Papi Benedetto VIII (?-1024), Innocenzo II (?-1143) ed Eugenio III (1080–1153). L'edificio costruito dai monaci in origine era grande circa il doppio dell'attuale (come si desume dalle mappe catastali settecentesche) era dotato di campanile absidato ed è probabile fosse contornato dagli edifici monastici (chiostro, celle etc.). La chiesa è probabilmente stata edificata sopra precedenti costruzioni preromaniche: gli scavi archeologici in corso hanno messo in luce le fondamenta di un muro che percorre in direzione Nord-Sud l'area antistante l'altare: non ci sono ancora dati per ipotizzare di che genere fosse la costruzione.



           

Dopo la fioritura delle abbazie  nei secoli X e XI, si assiste nei periodi successivi alla progressiva decadenza del monachesimo benedettino: gli Ordini Minori, Domenicano e Francescano, meglio radicati nella società in rinnovamento, assumono maggiore importanza e soppiantano gli ordini contemplativi. Il priorato di San Pietro a Cavallermaggiore non  sfugge a questo destino: i monaci sono sempre meno numerosi e godono sempre meno di autonomia.

Nel 1473 il priorato è affidato in commenda ad Amedeo Romagnano, membro della famiglia dei marchesi di Romagnano, che era investita di importanti incarichi alle dipendenze di casa Savoia, tra cui la giurisdizione sulla zona di Cavallermaggiore.

Nel 1511 il Marchese di Romagnano Ajmone fa costruire nel centro cittadino a proprie spese l’attuale chiesa di San Michele, richiedendo alla Santa Sede il trasferimento dei diritti  parrocchiali: la vecchia chiesa di San Pietro, fuori le mura cittadine, era ormai considerata angusta e scomoda. Papa Leone X (1475-1521) con bolla del 16 febbraio 1512 ne concede il privilegio e le proprietà: la nuova chiesa è ora intitolata ai santi Michele e Pietro.

I monaci benedettini non erano ormai più a  Cavallermaggiore, la loro funzione economica e religiosa si era esaurita. I loro beni erano gestiti dalla famiglia Romagnano, i cui esponenti ricoprivano la carica di Priore Commendatario . La chiesa prosegue la sua funzione come chiesa devozionale. Gli edifici monastici sono probabilmente abbattuti nel sec. XVII.

I marchesi di Romagnano gestiscono dalla fine del XV secolo i beni che costituivano il fondo del priorato e saranno di patronato dei discendenti dei Romagnano (famiglia estinta cui succedettero i signori di Virle) sino all'inizio del XX secolo .

Con l'aumento della popolazione, i piccoli cimiteri intorno alle chiese cittadine  si trovano al limite delle capacità contenitive: fu così che San Pietro, fuori le mura, divenne uno dei  principali cimiteri urbani. A  questo scopo, per recuperare ulteriore spazio, nel XVIII  sec. la chiesa viene  ridotta a quasi la metà: viene abbattuto il campanile ed aperta una porta di ingresso sul lato sud, probabilmente la porta che dava adito al campanile.

I prelati e i membri delle famiglie aristocratiche venivano seppelliti sotto il pavimento della chiesa, i popolani nello spazio esterno. A quest'epoca,  fino alla metà dell'800, risalgono le lapidi o le pitture murali che ricordano i sepolti, che a volte coprono o distruggono gli affreschi preesistenti.

Con l'editto napoleonico di Saint-Cloud, del 1804-1806, che impone di seppellire i morti fuori dalle mura cittadine, si accentua la funzione di San Pietro come chiesa cimiteriale della parrocchia dei santi Michele e Pietro di Cavallermaggiore, accanto al cimitero attinente alla Pieve, situato nella zona Salerie. Il continuo sviluppo del territorio urbano giunge poi ad imporre nel 1887 la realizzazione di un nuovo cimitero in territorio molto più distante dall'abitato, lungo la strada verso Saluzzo. Molte salme vengono esumate dal pavimento di San Pietro e traslate nel nuovo cimitero: il pavimento della chiesa resta così sconnesso e non viene ripristinato. 

Nel 1935 l'area adiacente la chiesa viene adibita a Parco della Rimembranza, per ricordare i caduti della Prima guerra mondiale.

 

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